Il matrimonio all’ora del tè: riti e idee per un insolito banchetto
Atmosfere e sapori British per un matrimonio indimenticabile
Il classico pranzo? Non ne volevano sentir parlare. La cena placè? Men che meno: alla sposa piace andare a letto presto!
Facciamo un cocktail prolongé: inizia alle 18 con i finger food e termina alle 21 magari con un risotto servito a tavola prima del taglio della magnifica wedding cake, protagonista indiscussa quanto mastodontica che entrambi i futuri coniugi volevano come momento clou del loro ricevimento.
“Il cocktail prolongé non ci piace: l’ ha già fatto mia sorella” – ha esordito lo sposo tutto intenzionato ad avere il suo giorno di celebrità in famiglia e con gli amici. E come dar loro torto? Ottimo: io adoro la merenda, e gliela propongo: “troppo rustica come idea, rischiamo di non essere capiti”.
Non mi demoralizzo e butto un occhio sulle tappe del viaggio di nozze: Scozia, Irlanda… qui l’idea prende forma: “perché non fare un grande tea party?” – mi sono lanciato, certo che nella migliore delle ipotesi avrei avuto l’ennesima smorfia quasi disgustata che solo certi sposi sanno regalare a un wedding planner di fronte a un’idea bizzarra o stravagante, ma che fa parte del gioco.
Natalina Villanova ti vaccina anche in questo: “qualsiasi cosa dicano, mantieni un sorriso e vai avanti. Il nostro è un gioco di squadra, non di contrapposizione”. Devo dire che il vaccino ha funzionato anche solo come azione preventiva: avevo già i 32 denti pronti ad uscire non per sbranarli ma per dire che “si, ci sarà sicuramente una soluzione che metterà d’accordo voi innanzitutto, e poi si sposerà con la voglia di novità di tutti noi”, che da parte prima di lei, poi di lui ho visto accendersi una lucina: “si, lo voglio”. Wow – mi sono detto – una frase simile con ben 9 mesi di anticipo per me che aspettavo una stretta di mano con un arrivederci e grazie, è davvero una conferma che bisogna aver fiducia nelle proprie idee, anche nelle più strane: siamo angels anche per questo.
Ovviamente non sono mancate le perplessità, tipo ad esempio l’identificazione di una location adatta allo scopo, considerato che la data era quanto più di invernale si potesse chiedere: 10 febbraio.
Il mio sogno sarebbe stato quello di allestire tutto in un giardino d’inverno, quelle stanze magiche fatte di vetro, dove godere questa atmosfera a metà tra il fuori e il dentro, ideale per l’ora del tè, ma ovviamente trovare un giardino d’inverno per 90 persone è cosa più unica che rara quindi abbiamo optato per un’altra soluzione che non ci ha deluso: una limonaia in una villa ottocentesca , con grandi vetrate sui soffitti, in grado di far passare anche i più tiepidi raggi di sole invernale, dove un tempo venivano messe le piante di agrumi a sopportare l’aria dei giorni più freddi, ricche di fascino e storia.
Lì abbiamo sistemato tavoli e sedie in vimini con tovaglie a quadri nella stessa tonalità lilla di alcuni dettagli dell’abito della sposa, delle calze e della cravatta dello sposo e già sarebbe stato sufficiente quello per avere una scenografia bellissima.
A completare il tutto ho trovato giovani studentesse inglesi con la pelle chiara e i capelli rossi che sono diventate cameriere per un giorno, addestrate da me per quasi una settimana secondo tutti i dettami del galateo, con grembiule intonato al resto e un accento da far invidia a Kate e Pippa.
Nel menù, ovviamente non solo tè e infusi, ma champagne, tea cake dolci e salate, salmone, caviale, crostini di terra, succhi di frutta e formaggi con mostarde e marmellate.
La musica, rigorosamente lounge, era intervallata da brani classici evocativi di un’ epoca vittoriana così come le candele, sistemate come lumini all’interno di tazze vintage scovate a due euro nei mercatini e diventate un cadeau per gli invitati. Insomma, per un giorno ci siamo tutti (me compreso) goduti un tea party, con la felicità e lo stupore degli invitati che non avevano mai partecipato a una simile occasione.
di Nicola Santini